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FESTIVALFILOSOFIA 2003 sulla vita


La filosofia per splendere di luce propria

A cosa serve la filosofia? - Remo Bodei

di Paola Colombini

Modena - Carpi - Sassuolo | 19 - 20 - 21 settembre 2003


La terza edizione del Festival della Filosofia dedicata al tema della "vita", si è aperta, venerdì 19 settembre 2003, con un intervento di Remo Bodei dal titolo "A cosa serve la filosofia?" davanti ad una platea di più di 1000 studenti, raccolta presso l'aula Magna dell'istituto tecnico commerciale Barozzi di Modena.
Bodei risponde alla domanda che titola la sua relazione dicendo che la filosofia non serve proprio a niente. I ragazzi esplodono in un grande applauso che costringe il relatore ad una pausa forzata, ma forse anche prevista, e riprende poi con calma il discorso aggiungendo: "come la salute, la vista, la musica e tante altre cose che appartengono alla nostra vita". Occorre infatti distinguere il concetto di "servire" da quello di "essere utile", e allora possiamo dire che la filosofia ha un'utilità ancora maggiore rispetto alla salute, alla vista, alla musica.
Ciascuno di noi viene al mondo in un determinato contesto familiare , religioso , sociale e questo restringe naturalmente i propri orizzonti.La filosofia è anche il tentativo di dare un senso al mondo che riceviamo dal nostro contesto, come imposto. Noi spesso ci ribelliamo a questa imposizione più per istinto che per ragionamento. Normalmente nessuno ci aiuta a capire cosa è giusto, bello, buono e perché. Anche i bambini, naturalmente predisposti ad interrogare, prima o poi si stancano di porre i "perché" e si rassegnano a crescere in modo passivo, come spugne che si impregnano d'acqua. Questo però non è il modo migliore per affrontare la vita e risolvere i problemi. Possiamo dire che la filosofia, in un certo senso, prolunga l'infanzia poiché continua a porre i "perché" ma in modo diverso dall'infanzia, abitua alla riflessione critica, al dubbio, a mettere in discussione.
Ci sono molti pregiudizi sulla filosofia, ad esempio quello che sostiene che la filosofia non ha prodotto nulla in 2500 anni di storia, a differenza delle scienze che da lei si sono separate caratterizzandosi come tali: in fondo i filosofi sono come dei serial killer destinati a loro volta ad essere uccisi. Interroghiamoci però: "cosa sarebbe oggi il nostro mondo se non avesse avuto 2500 anni di filosofia?" Avremmo sicuramente meno senso critico, più violenza e tanta più ignoranza.
A scuola si studia la storia della filosofia occidentale che ha la sua culla in Grecia.In altre culture (ad esempio in quella orientale) possiamo vedere una diversità di pensiero che si riflette nella stessa lingua. Nel cinese, infatti, manca il verbo essere e non vi è opposizione tra il singolo e la collettività (manca il senso tragico e prevale un senso confuciano del lavoro che spiega in parte anche l'attuale rapido progresso economico). Un altro motivo di diffidenza verso la filosofia, ha portato a paragonarla un po' all'impero Bizantino, sempre in perdita di province, così come le scienze che progressivamente si staccano dalla filosofia (fisica, matematica, medicina,) ma pretendere una filosofia eterna sarebbe bloccare lo sviluppo umano e nemmeno la scienza oggi rivendica la verità assoluta. La filosofia si configura quindi come una ricerca continua e riguarda i luoghi comuni (sia in senso fisico che figurato), le piazze, le strade dove gli uomini si trovano e discutono ciò che più sta loro a cuore: cos'è giusto, cosa sono la vita e la morte, cos'è l'amore…?I grandi filosofi sono come i grandi artisti: trovano le parole giuste per dar voce alle nostre domande. In passato la filosofia mirava a "convertire" la vita (non tanto a conoscere), ci si interrogava su come vivere felici e, anche se non sempre ci si riusciva, c'era una certa coerenza tra il pensiero e l'azione. Poi la filosofia è andata alla ricerca di certezze assolute (cogitocartesiano) e si è creato allora un forte scollamento tra la vita ed il pensiero. Rousseau, il noto pedagogista autore dell'Emilio, ha abbandonato i suoi figli in un orfanotrofio e Max Scheler, trovato dal rettore della sua università in un bordello disse che i filosofi sono come i cartelli stradali: indicano la direzione ma non si sentono impegnati a seguirla. Oggi questo scollamento si sta un po' ricomponendo.
Un motivo per cui si fa fatica ad apprezzare la filosofia è che a scuola si studia "storia della filosofia" (lo si deve alla riforma Gentile) non si fa filosofia. I filosofi sono messi in fila indiana e studiati cronologicamente. È una filosofia da becchini: i migliori sono morti. Come si fa ad apprezzare la filosofia se non si conoscono le opere? Nei paesi anglosassoni la filosofia si studia per problemi (in ciò ci sono vantaggi e svantaggi). Anche il sistema francese è un po' diverso dal nostro. In nome dell'Europa unita, occorrerebbe trovare un accordo programmatico anche in vista di titoli di studio reciprocamente spendibili nei paesi dell'unione europea.
La filosofia resta comunque una forma di sapere che richiede disciplina e pazienza, ma come si dovrebbe studiare? Bodei suggerisce in maniera atopica, incollocabile, insituabile. Poiché la filosofia ci toglie i crampi mentali, ci fa pensare in modo più intelligente, non incaselliamo il pensiero imprigionandolo in un tempo lontano da noi. Occorre pensare la filosofia come una fontana da cui zampilla continuamente nuova acqua. Plutarco ci tramanda una storia che potrebbe servirci come metafora: si narra che in una città immaginaria gli uomini si congelavano con il freddo per poi scongelarsi con l'arrivo dell'estate. Questo potrebbe essere il senso della filosofia che spesso percepiamo come sterile ed inutile: ciò che apprendiamo in modo inerte potrebbe un giorno trovare una "fonte di calore" e trasformarsi in linfa vitale. Rinviando ad un pensiero di Platone, Bodei conclude poi con questo pensiero la sua lezione: "i maestri, i libri sono come una scintilla che ci deve accendere di luce propria."

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ultimo aggiornamento: domenica 19 ottobre 2003 13.57.39
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