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FESTIVALFILOSOFIA 2003 sulla vita


Il tragico vitalismo sociale

La parte dell'ombra. Vitalismo sociale e ritorno del tragico - Michel Maffesoli

di Paola Colombini

Modena - Carpi - Sassuolo | 19 - 20 - 21 settembre 2003


La giornata di sabato 21 settembre si è aperta con la relazione di Michel Maffesoli che nella chiesa auditorium S. Carlo ha sostenuto una tesi per molti versi provocatoria: non si può bandire dalla società la parte dell'ombra ma occorre trovare il modo di ritualizzarla. Maffesoli introduce il suo tema dichiarando una certa difficoltà legata al fatto che, passeggiando per la nostra cittadina nella prima mattina, ne ha avuto una impressione di pace, come trattare dunque l'argomento della frenesia, del nostro lato oscuro, l'ombra per l'appunto? Ci spinge poi da subito a verificare che il pensiero "saggio", è oggi diventato una doxa, un'opinione, che caratterizza un certo moralismo intellettuale il quale si basa sul dover essere, su ciò che vorremmo che fosse piuttosto che guardare alla realtà per ciò che è: un misto di tenerezza e crudeltà.La pubblicità è la mitologia della nostra epoca, mitologia popolare, che riesce a mescolare l'animalità, le "secrezioni" con il resto, così come fanno anche il cinema, il teatro, la canzone che si basano su qualcosa che ha a che fare con la violenza, con il crimine, con la frenesia della vita. L'inselvatichimento della vita è l'ombra che lavora sul corpo. Di fronte alla realtà sono possibili due atteggiamenti: da un lato il conformismo intellettuale moralistico che si basa sulle evidenze, e dall'altro la presa di coscienza di ciò che è. Perché c'è distanza tra questi due aspetti? Qual è la genealogia? Una prima risposta è in S. Agostino che è riuscito a formalizzare una grande tradizione: quella giudeo-cristiana sostenendo una visione monoteista o monoidealista già anticipata e preparata dai profeti dell'antico testamento che hanno frantumato la molteplicità dei culti nel tentativo di portare la ragione umana all'unità. Tutto ciò si traduce in una negazione degli istinti per giungere ad "adorare Dio in spirito e verità". Ora ci troviamo a dover elaborare questo diniego dei sensi, delle secrezioni dell'essere umano, che sono il fondamento del nostro immaginario. Con Cartesio l'uomo diviene maestro e possessore di se stesso, solo così pensiamo di poter dominare il mondo. Nel secolo dei "lumi" si ha una fusione della cultura cristiana con l'idea del progresso in sentimento di fiducia nella storia. Riassumendo, si può dire che, da S. Agostino a Comte, tutto quanto deve essere riportato sotto lo sguardo attento e vigile della ragione: tutto deve essere pulito e la parte dell'ombra rimossa, eliminata. Questa operazione viene portata avanti attraverso il tentativo di ricondurre tutto all'uno (come già ricordato) ed attraverso l'idea di salvezza, perfezione, così mirabilmente trattata da S. Agostino nella "Città di Dio". Così nell'immaginario collettivo occidentale si impone l'idea che c'è senso solo quando si va cercando la salvezza e ne deriva una religione della salute che mira a guarire la vita. Il nostro inconscio collettivo è proprio la paura della vita, dei suoi aspetti più disordinati, della "effervescenza". Cosa c'è nel nostro fumetto intellettuale? si chiede M. Maffesoli, rispondendo: " un andamento dialettico che prevede una tesi a cui si contrappone una antitesi che si risolve nella sintesi". Una parola che potrebbe riassumere tutto ciò è: soluzione (presente in ogni dramma). È questo concetto drammatico che caratterizza il conformismo moralistico delle evidenze intellettuali ma che non è più in accordo con ciò che è: occorre fare attenzione a questo grande ciclo che si conclude, avverte Maffesoli, perché vediamo ritornare quello che si è vissuto nel passato che riguarda le implicazioni, le pieghe, gli strati di cui siamo costituiti. Più che un ritorno alla stregua di ciò che pensava Nietzsche, è un ritorno delle cose di un tempo a spirale: si ripresentano a livelli diversi. Questa, è per Maffesoli, la vera caratteristica del nostro tempo post-moderno: il ritorno degli arcaismi a differenti livelli, sviluppo tecnologico, internet…un inselvatichimento del mondo nelle sue molteplici dimensioni. Ciò era già stato in parte esplicitato da Nietzsche con la figura del dionisiaco. Siamo stati modellati da ciò che chiamiamo "logocentrismo" (dominio della ragione) e ci stiamo spostando verso un "lococentrismo"(dominio dell'istante) e capire ciò è capire l'evoluzione della nostra epoca. Molti sono i modi per leggere questo fenomeno, Maffesoli ne sceglie uno analizzando il corporeismo inteso come corpo sociale in tutte quante le sue manifestazioni, prendendo sul serio gli umori sociali, così come per capire se stessi si ascoltano le proprie secrezioni. Occorre guardare al corpo sociale considerando le mode musicali, gli eventi sportivi, religiosi e tutto ciò che ci può ricordare il radicamento e come questo radicamento può essere dinamico. Ciò ci porta ad una considerazione: i fenomeni dionisiaci fanno riferimento ad un sapere dionisiaco che prende sul serio questo corporeismo, oltrepassando il pensiero critico (che separa, analizza ed è alla base del moralismo intellettuale). Il pensiero radicale fa riferimento invece a tutto l'uomo, anche alla sua ombra che vuole integrare. Arriviamo dunque ad un umanismo integrale perché prendiamo sul serio l'humus dell'umano, una saggezza demoniaca che riconosce ciò che è, e questo riconoscimento impedisce la perversione, senza essere una negazione o rimozione. Occorre una omeopatizzazione, un saper integrare tutto: politeismo, policulturalismo, in concordanza con ciò che è vissuto.Entriamo così veramente in una questione, in una domanda, in un concetto tragico dell'esistenza che, a differenza del dramma, non ha soluzioni.

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ultimo aggiornamento: lunedì 20 ottobre 2003 16.45.27
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