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versione telematica del quadrimestrale di scrittura e critica diretto da Edoardo Sanguineti e Nadia Cavalera
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Un giorno qualunque

Umberto Lacatena

20/05/2002


Dovrò andare nello spazio. E’ possibile che io muoia durante il viaggio, forse prima del volo.Chiedo che almeno la coda del veicolo sia unita con degli elastici al corpo centrale. Ma l’uomo severo non sembra convinto e, solo per acconsentire, per compiacere alla mia richiesta, mostra di adoperarsi per me. Allora mi chiedo se sia giusto morire per il progresso.

E’ davvero bella questa pianta di ciclamini che ho comprato per i miei mattini. Gonfia di fiori, è un sorriso senza astuzie. Anche il fioraio voleva tenerla per sé, a lode del negozio. Voleva spingermi verso altri fiori, altre piante. La controllo. Attento a nettarla, se qualche fiore comincia a mostrare un volto intristito.
Sarà la fretta di andare in ufficio a spingermi, senza avvedermene, a strappar via un fiore nascente camuffato dalle materne foglie. Inorridito, sono fuggito di casa. Per qualche giorno mi è stato addirittura impossibile farvi ritorno. Di tutto si sarebbe preso cura, non dubitassi, la donna che mi governa, che vorrebbe mettere ordine anche sulla scacchiera dei miei pensieri.

In albergo trascorro pomeriggi appesantiti dal sole. Non c’è grande igiene in queste stanze. Sembra che ogni cura sia destinata ai marmi ed agli stucchi degli ingressi. Ho rinunciato anche a parlare con il portiere, malgrado sia un giovane simpatico che ha in odio solo le negre. D’altronde, non c’è motivo perché io continui a restare in questa città, dove ogni incontro è solo l’occasione di una disillusione cocente. Ora che tento di far zampillare più sangue possibile dalla ferita, non mi riesce di capire perché mi sia lanciato con tanto affanno, oltre il letto, a raspare con le mani sul pavimento.




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ultimo aggiornamento: sabato 25 maggio 2002 20.11.06
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