Un capo di governo che gigioneggia fra coppe di champagne irridendo i valori di quella Costituzione antifascista di cui lui stesso dovrebbe essere fra i massimi difensori, è solo il bordo estremo di un ripugnante marciume ideale che sempre più spesso siamo portati a confondere con la "normalità". Siamo arrivati al punto che a ricordarci i principi più elementari della laicità (come ad esempio quello secondo cui una scuola pluralista non può ostentare simboli di qualsivoglia confessionalità) non è un libertario, come finora è stato e come dovrebbe essere, ma un fondamentalista religioso come Adel Smith, che se fosse per lui imporrebbe, probabilmente, a tutti un’unica e sola fede! Gli stessi principi del razionalismo nati dal pensiero illuminista, sono oggetto di disprezzo e condannati pubblicamente da ministri di Stato. La guerra in sostegno alle mire imperialistiche statunitensi è ormai niente più che ordinaria amministrazione.
Di fronte a tutto questo non si può rimanere in silenzio. Gli intellettuali hanno una sola arma, ma potentissima: la parola.
Mi chiedo però dove siano e chi siano oggi gli intellettuali. A sinistra - a parte qualche nobile eccezione - sembrano per lo più trasparenti, invisibili o ansiosi di mimetizzarsi nel gran mare dell’omologazione. A destra, non ne parliamo: perché da quelle parti si vede (eccome!) soltanto rozzezza, arroganza, sostegno ai pregiudizi più bassi della "gente".
Se si vuole "parlare", bisogna allora recuperare l’orgoglio dell’eresia, non aver paura di essere minoranza. Riscoprire il coraggio delle idee "diverse". Resistere, fino a quando si potrà.
