La storia, più che farla, la si subisce. Comunque la vita si è ingegnata, sin dalla mia primissima infanzia, a mostrarmene la relatività.
Qel capitolo che segue La caduta dell'impero Romano e che nei libri di testo delle scuole italiane ha per titolo Le invasioni dei barbari, nel Nord Europa è invece detto Le migrazioni dei popoli...
Durante la seconda guerra mondiale, sfollata con i miei a Menaggio, un paesino del lago di Como, ebbi come insegnante, dalla seconda alla quinta elementare, la maestra Mora, attivista fascista.
Essendo io figlia di un'americana, mi toccò subire, per quei tre anni, il suo razzismo e il suo disprezzo in classe, di fronte a tutti gli altri bambini. Quando, ad esempio, mi chiamava alla cattedra per interrogarmi, dopo aver detto il mio cognome, era solita aggiungere con sarcasmo: comunque non saprai rispondere perché sei anglossassone.
La mattina del 25 aprile del '45, mentre andavo a scuola, alcune persone che incontrai mi gridarono complici dall'altro lato della strada: oggi non c'è scuola! Hanno rapato la maestra Mora! O: i partigiani hanno rapato la maestra Mora!
C'era un forte vento quel giorno a Menaggio, un sole splendente e una luce cristallina che feriva gli occhi. Giunta alla piazza principale del paese, di fronte all'imbarcadero, vidi per terra un gran vorticare di capelli tagliati, mulinelli di lunghe ciocche che il vento sollevava a spirale. Non solo la maestra Mora, ma anche altre donne avevano subito lo sfregio della tosatura. Provai solo nausea, nessun piacere per la vendetta. Lo spettacolo di questi vortici di capelli, che ricordo ancora come se li stessi vedendo sotto una lente d' ingrandimento, mi fece orrore. Forse non potevo concepire una tale umiliazione.
Io stessa ora, quale monaca buddista, porto i capelli quasi rasati a zero e sorrido constatando che "story" e "history" in italiano sono la stessa parola: "storia".
ultimo aggiornamento:
sabato 11 maggio 2002 14.21.36
