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versione telematica di ''Bollettario'' quadrimestrale di scrittura e critica. Edoardo Sanguineti - Nadia Cavalera
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NO ALLA GUERRA - SEMPRE E COMUNQUE

Antonio Spagnuolo

Guerra o barbarie

Afghanistan 7 ottobre 2001


E' la terra al tramonto,
è l'enorme fardello che la fede
abbandona
alle spalle della nostra vicenda,
nel carcere che stringe con le morse
d'una antica violenza,
di prede non ancora colpite
o di piccoli inermi alle vendette.
Inutile rinchiudersi da riccio
nel fango dell'ignavia,
Cristo non ha ricorsi contro il tempo,
e la giustizia, che distrutta in pezzi
non ha rifugio nelle pie illusioni,
non ha realtà da riproporre al saggio,
piange costretta al sadico massacro.


Guerra -

No! E’ come se sulla mia pelle ritornasse a graffiare il suono di quelle sirene, che (sembra ieri) nel lontano 1940 mi terrorizzava e mi stravolgeva nel sonno.
Il sonno di un fanciullo avvezzo alle moine e alla scuola, semplicemente incredulo che potesse giungere la morte anche dal cielo.
Ancora oggi, ancora una volta i giovani del mondo cosiddetto civile partono per combattere in nome della libertà, per distruggere il demonio che improvvisamente, in un atto di assoluta pirateria, è riuscito a sconvolgere la geografia politica del globo.
Globalizzazione!
E la fame dove è momentaneamente assopita?
E le torture come sono ingenuamente tollerate?
Qualcosa scompiglia il nostro inconscio in una inattesa parodia della religiosità.
Le librerie, i mass media, gli schermi sono tutti impastati degli orrori, che quotidianamente vengono offerti come testimonianza di qualcosa che bisognava “fare” a tutti i costi nella difesa “retorica” della civiltà, e con essa civiltà “le atrocità”, “le ingiustizie”, “le violenze”, “le esecuzioni sommarie”, e quella proditoria invocazione de “l’ora della verità!”
Siamo ormai tutti “americani”? Ci viene da chiedere. Ma il tarlo della “inciviltà” piano piano si affaccia come dubbio e come certezza insieme, provando dolore per un solo fanciullo massacrato dalle schegge, per un solo uomo amputato degli arti, per una sola donna incappucciata in un tessuto colorato, per un nostro “fratello” perseguitato involontariamente.
E Cristo dove mai si è nascosto?
“Cristo non ha ricorsi contro il tempo…
E’ l’enorme fardello che la fede
abbandona
alle spalle della nostra vicenda…”
Accantonando ogni “credo” lo scenario di una guerra “santa”, per modo di dire, viene confuso con la caccia ad un nemico diventato invisibile.
L’angoscia ha preso il posto della sicurezza, la paura ha sovvertito la casa, il terrore ha accantonato l’amore, il dubbio ha contaminato l’informazione, l’investigazione ha soppiantato la polizia, l’aspirina non serve più a nulla.
Anche se l’intemperie ha messo in angosciata fibrillazione molte persone una reazione viscerale supera il dato della realtà e sospinge molti ad interrogarsi sul significato di ciò che stiamo vivendo (anche fuori della nostra personale volontà).
Perché è accaduto tutto questo?
Esiste una coscienza critica che sia capace di elaborare il significato delle incomprensioni di un mondo occidentale nel processo di una ipertrofica globalizzazione, che pochissimi hanno saputo gestire?
Provate ad immaginare cosa mai accadrebbe se in una bella domenica di sole, in prossimità dello stadio Olimpico di Roma, gremito di circa settantamila spettatori, un elegante camion dai vivaci colori scaricasse indisturbato una manciata di bacilli del Carbonchio.

3 novembre 2001

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ultimo aggiornamento: mercoledì 12 dicembre 2001 19.11.46
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