Bollettario Bollettario Network 
versione telematica di ''Bollettario'' quadrimestrale di scrittura e critica. Edoardo Sanguineti - Nadia Cavalera
home / speciali / no alla guerra - sempre e comunque / g. luzzi: via dalla pazza foglia

NO ALLA GUERRA - SEMPRE E COMUNQUE

Giorgio Luzzi

Via dalla pazza foglia - Olea et quercus in bello

Afghanistan 7 ottobre 2001


Su, abbandoniamoli. Qui o lì, abbandoniamoli.
Scostiamoli subito, abbandoniamoli.
Come cassettine scarichiamoli, scricchioliamoli
Prima che ci prendano di nuovo con l’oblio
Che il tempo coli e cementifichi l’oblio
Catturiamoli, obliamoli.
Su, abbandoniamoli.
Sono forti come quelle volpi o faine
Come le sontuose lontre sono teneri e cinici
Come gli animali crudeli che occorre abbandonare
Prima che l’amore in noi sia troppo garnde
E occorre stivarli prima che ci inteneriscano
Ah i ricatti degli animali infanti
Struggente nome dei bimbi animali
E noi che quasi li abbiamo amati e sorretti
E loro che sapevano di tradirci
Gli eleganti i forbiti
I democraticamente abbronzati
E così hanno parlato con gli altri
Sono stati ammessi alle celie del Duca
Dietro l’ala di un giornale si sono sorrisi
Noi siamo rimasti lì
Bersagli di riprovazione
Colmi di vergogna per questo vizio di pace
Carichi di dileggio forati dalla pioggia
Soli senza un capannone.
Abbiamo azzardato parole anziché bombe
Loro si sono girati dietro quel giornale
Dietro quell’ala si sono intesi.
Abbandoniamoli ora, non domani. Domani
Potremmo non ricordarcene più
Potrebbe quel loro pelo tornare a intenerirci
Quelle loro cravatte educate
La cavità elegante dei fonemi.
Ma sono uguali agli uguali
Potrebbero nel docile pelo ancora sedurci.
Su, abbandoniamoli. Domani?
Perché non oggi? Domani
Ci parlerebbero ancora
E sarebbe un miele amaro.
Oggi stesso, decostruiamoli.
Se saliranno sull’erta di Assisi, isoliamoli.
Smontiamoli come i ritrattini delle amanti
Deviamogli i fiumi e le strade
Via, dimentichiamoli. Oggi, non domani.

10-11 ott. 01

La poesia ha un titolo forse inutilmente sofisticato e complesso: prima parafrasa il titolo di un celebre romanzo di Hardy ("Via dalla pazza folla"), poi esplicita in latino di quali foglie si tratti, cioè dell'ulivo e della quercia. Andiamo per ordine. Nei giorni immediatamente precedenti la stesura di questi versi l'opposizione moderata - Ulivo e DS ne sono parte preponderante- votò quasi unanimamente a favore dell'intervento dell'Italia nella guerra americana voluto dal governo Berlusconi. Si segnalarono applausi a scena aperta di Rutelli al discorso del capo del governo, minacce aperte al fronte pacifista da parte del diessino Angius, una cinica fotocopia della vocazione atlantica a filoamericana da parte di D'Alema, e così via. La poesia parla di loro, esorta apertamente ad abbandonarli, a farlo subito prima di ripensarci, prima che ragioni di opportunità politica prendano il sopravvento e inducano a tollerare anche questo in nome della prospettiva di una sinistra di governo già clamorosamente schiacciata dalla consultazione elettorale, sconfitta a causa di una politica evidentemente sbagliata in quanto orientata su contenuti troppo poco differenziati rispetto a quelli della coalizione che ha vinto. Risorgono così in molti di noi antichi e recenti rancori. Il nodo tragico pacifismo/interentismo fa tornare a galla rabbie e disperazioni. E' il loro filoamericanismo a ogni costo a essere nel bersaglio del mio giudizio in versi. Sono loro quelli di cui la poesia parla. Ne parla con disperazione, sarcasmo, ironia, certamente anche copn toni che vengono da un fondo un po' anarchico di insofferenza. Attraverso una serie di metafore, animali e sociali, ideografiche e etiche, loro, i traditori dello spirito di pace che ispirò la sinistra (la famosa colomba disegnata da Picasso) vengono messi alla berlina. La misura è stata superata. Una guerra, questa pericolosissima guerra, non può essere patteggiata come una leggina su, che so?, i diserbanti.. Un mio amico ha detto che se in Italia l'antropofagia divenisse costume diffuso, questa sinistra vi si adeguerebbe pur di trovare consensi. E' un'espressione perfetta. Scusate la semplicità scolastica di questo mio autocommento, ma i discorsi sulle cose grandi devono riuscire a essere anche semplici.

    correlati:

:back_  :top_
ultimo aggiornamento: sabato 3 novembre 2001 9.59.34
powered by: Web-o-Lab