Bollettario Bollettario Network 
versione telematica di ''Bollettario'' quadrimestrale di scrittura e critica. Edoardo Sanguineti - Nadia Cavalera
home / speciali / no alla guerra - sempre e comunque / a. bertoni: notturno per l'11 settembre

NO ALLA GUERRA - SEMPRE E COMUNQUE

Alberto Bertoni

Notturno per l'11 settembre

Afghanistan 7 ottobre 2001


Manca una briciola, Camilla

una porzione ridicola

alla luna per essere piena

là dove un attimo si ferma

la curva del tuo dito

e buia più del buio si inabissa

la tavola del mondo

coda o polvere di nuvola

in fuga dopo cena

 

 

Sono stato uno dei pochi europei che hanno appreso dell’atto terroristico contro le Twin Towers di New York verso l’ora di cena. Per ragioni futili o grandi come un piccolo rifugio amoroso. E anche la mia prima reazione ha toccato corde tutte private: una di quelle torri, non ricordo quale, era stata nell’’89 la rampa della mia prima avventura su un grattacielo, io che per banali ragioni di vertigini non mi affaccio nemmeno dal terzo piano di casa mia. Ma quella mi aveva dato sicurezza, con l’ascensore rapido come un aereo in decollo e l’ampia terrazza sulla quale ci si affacciava, senza orridi troppo verticali sotto i piedi. Dopo ho coltivato anche pensieri più serii e ho cercato di condividerli con le persone più vicine. Ma non sono un sociologo né un politologo e non mi interessa di renderli pubblici, perché li ritengo futili: non credo infatti che un poeta, appartenente per di più al primo mondo, detenga opinioni sulla realtà necessariamente più intelligenti e costruttive di chicchessia. E in effetti ho letto anche poesie bruttissime di reazione al fatto ("Repubblica", "Corriere della Sera"), opinioni banali. Non voglio cadere anch’io nel baratro della poesia su commissione chiamata a esprimere un parere per forza politically correct (in chiave antiamericana, va da sé) su un evento simile. Poi io sono stato abbastanza spesso negli States, da studioso, e mi sono sempre trovato bene, proprio per le mille contraddizioni che quella società esprime ed espone, quasi da un isolato all’altro, almeno nelle città che ho frequentato di più, Providence, Boston, appunto New York. Infine sono radicalmente laico e antifondamentalista, mangiatore furibondo di carne di maiale, bevitore di alcoolici. Il Corano non è un libro che mi interessi nemmeno sfiorare, per mia colpa, lo ammetto, come sempre quando ci si chiude a un’acquisizione possibile di cultura: ma è lo stesso atteggiamento che ho per la poesia giapponese o per la filosofia indiana. Non si può voler provare a sapere tutto, a capire tutto, se non sotto le sembianze di ingannevoli infarinature, di posticci enciclopedismi modaioli. E però, però: sono anche contro la guerra, sempre e comunque, e penso che l’occidente abbia accumulato colpe gravissime verso il resto del mondo. E sono d’accordo in toto con un grande intellettuale-reporter come il polacco Ryszard Kapuscinski quando accusa che per far andare avanti la macchina dei consumi abbiamo lasciato deteriorarsi senza reagire la nostra percezione del mondo e ancor più quando aggiunge che occorre penetrare nel senso profondo del gesto, nei suoi simboli oscuri. Qui mi sarei già fermato, non fosse che subito qualcuno ha chiesto anche a me una poesia sull’Evento delle Torri. Ne ho scribacchiata di malavoglia una proprio brutta: l’ho spedita, poi richiamata indietro per correggerla. Insomma, è rimasta brutta e non verrà mai più da me ripubblicata, né pronunciata in pubblico. Giorni dopo, ho festeggiato una ricorrenza privata con amici molto cari, dotati di bambina decenne, simpatica e bellissima, Camilla. E’ una delle poche persone che mi crede davvero un poeta: usciti dal ristorante, nel centro di Modena, era una sera umida e calda, abbiamo guardato insieme una grande luna quasi piena e lei mi ha sfidato a scrivere una poesia. A distanza di altri giorni, ieri sera 27 ottobre 2001 ho portato a compimento i nove versi che precedono questa chiosa. Era una poesiola tradizionale, un poco a la manière de Laforgue, del Laforgue lettore di Leopardi, beninteso, ma mi è parsa bella e quindi, come sempre, mi sono disinteressato della necessità di essere prima di tutto sperimentale, che è l’atteggiamento letterariamente corretto di ogni poeta che si rispetti. Poi, rileggendola, mi è apparsa anche altro che un mero idillio in ritardo sui tempi, dedicato per di più a una bambina (non sono pedofilo, anzi mi piacciono le coetanee): era esattamente la mia unica reazione possibile (quello che volevo esattamente dire) in merito alla distruzione delle Twin towers, l’eco o la traccia delle mie lune newyorkesi, a distanza d’anni – e da Modena - riviste nei riflessi o negli slanci di una verticalità e di una fantasmagoria di prospettive che non potranno essere mai più le stesse.



    correlati:

:back_  :top_
ultimo aggiornamento: sabato 3 novembre 2001 6.57.21
powered by: Web-o-Lab