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FESTIVALFILOSOFIA 2004 sul mondo


Il mondo come artefatto

Cosmo e caos nel "Timeo" di Platone di Mario Vegetti

di Paola Colombini

Modena - Carpi - Sassuolo | 17 - 18 - 19 settembre 2004


Si è aperta oggi, venerdì 17 settembre, la quarta edizione del Festival della filosofia che ha per titolo:"Il Mondo".
Nella Chiesa Auditorium S. Carlo, Mario Vegetti ha introdotto l'argomento ponendosi questa domanda: "Che cosa occorre per Platone per fare un letto?" Secondo il filosofo antico sono necessari 3 elementi: l'idea di letto, i materiali e chi lo plasma secondo il modello. Questo è il paradigma artificialistico della filosofia di Platone. Lo stesso schema è necessario anche per costruire la città: si deve sapere che cos'è il bene, il giusto, chi la popola e chi la governa. E' possibile estendere questo paradigma anche al cosmo, al mondo? Platone nel Timeo afferma in modo temerario che è possibile, occorrono tre condizioni: 1) che esistano modelli eterni a cui guardare, 2) che ci sia qualcosa entro cui possa accadere la realizzazione dei modelli che Platone chiama Cora (dimensione spazio-temporale) e che Aristotele traduce con materia ( ad esempio il legno con cui il falegname forma il letto) 3) (la condizione più difficile), occorre l'artigiano (fabbricatore di letti o politico che organizza la realtà). Egli deve organizzare il caos in un cosmo. Platone chiama Demiurgo tale artefice che nel greco dorico significa garante dell'ordine, nel greco attico artigiano.
Come parlare del Demiurgo? Come descrivere la genesi del mondo? Esiste un linguaggio tecnico, la dialettica filosofica che sa comprendere l'idea di buono e giusto e che ci permette di descrivere i politici come fondatori di città, ma questo linguaggio non è possibile nella descrizione della genesi del mondo: si deve ricorrere ad un racconto simbolico, se ne può parlare solo attraverso un mito. Questo problema nasce dal fatto che la genesi del mondo capita prima del tempo e fuori del tempo. Ma noi siamo immersi nella temporalità e ci muoviamo in un prima ed in un poi. Non ci è possibile costruire una scienza della cosmogonia. Platone nel Timeo usa un linguaggio suggestivo, ricco di metafore. Ci porta ad immaginare ciò che non è pensabile.
Il Demiurgo non è concepibile come la divinità biblica. Prima di lui ci sono, infatti, i modelli eterni ed il Demiurgo è tutt'altro che onnipotente, deve venire continuamente a patti con il disordine che non può mai essere completamente dominato.
Il mito del Demiurgo, può essere letto come: a) una metafora artigianale: il Demiurgo come il falegname, l'architetto, il geometra; il Demiurgo è narratore delle sue gesta. Aristotele avrebbe detto che in questa opera Platone fa' poesia; b) una metafora politica, il Demiurgo come il magistrato che governa il cosmo anche se questa realtà non è disposta ad accettarlo. Il Demiurgo tenta di piegare la resistenza con la persuasione e con la potenza. Ma è possibile usare persuasione e costrizione insieme? Il senso della metafora è che l'opera del Demiurgo non è mai completa e definitiva; c)una figura metaforica generativa e sessuale, il Demiurgo come padre del mondo insieme a Cora (il mondo materiale dello spazio e del tempo) figura femminile.
Il Demiurgo è costruito attraverso questo sistema di metafore ma è a sua volta metafora di altro, di che cosa? Una possibile ipotesi è che rappresenti la capacità causativa che sta dentro le idee stesse. Ma l'idea giusta produrrebbe una città giusta senza il politico, così come farebbe il legno senza il falegname.
Il Demiurgo sta forse per l'immaginazione filosofica? Qual è la natura del mondo delle idee? Fino alla stesura del Timeo, Platone aveva una certa concezione: l'idea è criterio assoluto, modello invariante, indipendente.Se possiamo conoscere questo modello possiamo stabilire ciò che è giusto o no senza cadere nell'arbitrio soggettivo. Le idee sono quindi criteri di giudizio oggettivo per ogni forma di sapere, sono corrispondenti ai valori o agli enti matematici. Cosa significa dire che esistono le idee di ogni cosa esistente? Per fare un letto devo riferirmi all'idea di letto e così per fare una città giusta. Ma per essere uomo, io non decido nulla, mi basta essere figlio di un uomo e di una donna. Viene così meno l'edificio della teoria delle idee. "Ma se da un uomo e una donna nasce sempre un uomo o una donna a che cosa servono le idee?" Avrebbe chiesto impietosamente Aristotele.
Perché il vecchio Platone ha corso questi rischi ideologici avventurandosi nella descrizione della genesi del cosmo? Nell'introduzione al dialogo c'è una possibile risposta.
Il motivo della cosmogonia del Timeo è giustificato da questa considerazione: se il mondo è stato concepito come qualcosa di ordinato è possibile riprodurre un mondo come condizione di possibilità per la costituzione della nuova città. E' l'utopia platonica che permette di costituire una polis giusta. C'è bisogno di un mondo giusto per costruire il mondo degli uomini. Era davvero necessario ricorrere a questo racconto mitico così complesso per rendere pensabile il mondo come esperienza ordinata? Che il mondo sia ordinato è l'esperienza dell'uomo comune: c'è il giorno, la notte, le stagioni…Partendo da questi dati di esperienza, Aristotele avrebbe mosso il suo attacco spietato alla cosmogonia di Platone. Che bisogno c'è di un Demiurgo? Basta riconoscere l'ordine naturale per spiegare e giustificare l'ordine del mondo, ciò che fa il discorso scientifico. Questa visione a Platone sarebbe stata troppo rigida. Platone voleva salvare il disordine. Forse la storia che il Timeo ci propone è doppia: la storia del mondo da ordinare ma anche il desiderio di salvaguardare la necessità del disordine. Per Aristotele, invece, tutto è un prodotto naturale ed è ricondotto all'ordine della natura. Ciò che accade è ciò che deve accadere perché risponde alla natura, così la proposta di Platone di abolire famiglia e proprietà privata è vista come innaturale. A Platone interessava salvare il disordine come garantire la possibilità dell'ordine. Questa necessità del disordine che rende possibile l'ordine, è centrale in altri testi platonici. Platone rivendica l'esistenza di un disordine che rende possibile il desiderio dell'ordine.
Platone dovrebbe chiedere scusa perché il Timeo non deve essere interpretato alla lettera, ma in fondo ce lo dice già nelle prime battute del dialogo dove cita tre individui dicendo che manca il quarto che non è venuto perché malato. E' forse Platone l'unico assente dal suo dialogo? Avviandosi verso la conclusione della sua riflessione, Mario Vegetti ci mette in guardia dicendo che nel leggere il Timeo occorre cautela e prudenza: non si può tradurre una narrazione mitica in una dottrina, e confonderla con un dogma. Non dobbiamo credere che l'immaginazione filosofica possa sostituire il rigore analitico: abbiamo irrimediabilmente bisogno di entrambi.
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ultimo aggiornamento: martedì 19 ottobre 2004 18.59.51
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