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versione telematica di ''Bollettario'' quadrimestrale di scrittura e critica. Edoardo Sanguineti - Nadia Cavalera
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SILLABO

Riccardo Belloni

Undici settembre
(Poitiers,732-NY, 2001)



nella pianura dolce che si stende
da Poitiers verso Tours
Carlo Martello inaugura la storia
dell’Occidente

protese verso le Torri
come lame affilate
le ali vibrano
due colpi mortali
sollevando la polvere
di un mondo e la rabbia
e lo shock del futuro

dal Medioevo di Poitiers
al MEDIA evo di New York
misurano il tempo
e le ere
i numeri arabi



X all'infinito



in principio non c’era il verbo
essere
ma ora c’è lo spazio
e il tempo
i mondi e le galassie
e la materia esotica
da quando un punto
inesteso nel nulla
in un attimo
diventa tutto

e qui le parole
cedono a formule esoteriche
evocatrici dei misteri
eleusini dei numeri
e dei custodi dei mistici
segreti del cosmo
il cosmo che ha scoperto
di esistere
nel cervello dell’uomo
e nelle menti aliene
disseminate nell’infinito
dove il pensiero è il graal
della materia
la sua autocoscienza

ma sopra tutto si stende
con le sue colonne
di numeri che si alzano
tra due infiniti
con le piramidi e i colori
dei poliedrici e scintillanti
edifici cristallini
l’armonia delle campane
di Gauss
gli angoli e le curve
e le superfici
di infinite costruzioni
tra montagne di simboli
e di incognite
e i picchi e il mare
delle onde elettromagnetiche
si stende al di là
dello spazio e del tempo
il paesaggio nouminoso
della matematica
astratto eterno e immutabile
come un dio

il cosmo è l’epifania del nulla



Fossili e computer



dalla massicciata dove il campanile
di Capodistria si alza
dietro un velo di nebbia
cado sul fondo
di un mare lontano
dove le conchiglie
che affiorano dalla roccia
come punti interrogativi
strisciavano milioni
e milioni di anni fa
mi muovo tra gli enigmi
incisi nella pietra
cercando nel codice antico
che ha attraversato le ere
sulla doppia elica
del DNA
l’odissea dell’uomo
dalla Terra a Nettuno
attraverso gli anelli e la cintura
degli asteroidi
fino a sfiorare il monte Olympus
e penetrare tra i sassi
di Marte
con una mente di silicio
ma le facce dure e squadrate
venate di quarzo
restano mute dietro
quei segni che vengono
da un altro mondo
mentre il sole tramonta tra gli alberi
di un veliero alla fonda
per lasciare lo spazio a Venere
agli astri e alle galassie immerse
in un’oscurità più profonda



Omaggio a Pitagora



come il cosmo ci svelano
equazioni formule algoritmi

abbandoneremo le montagne
di macerie degli idoli

per viaggiare tra galassie
e quasar nello spazio
di un calcolatore

fra costellazioni impassibili
di chips molecolari
ruotano i mondi

in sequenze interminabili
di ‘binari’ ci porta
un treno di impulsi

così ogni legame si intreccia
in trame sintetiche e pure
di luce ed elettroni

lontani dalle cose
e dagli dei
inseguiamo nei circuiti
antichi sogni

e quando davanti
la tastiera si stende
come un orizzonte
salperemo

verso il confine
delle forme pure
nella valle dei templi
del silicio

con le sue foreste
di colonne
di numeri che crescono
come cattedrali gotiche

che ci innalzano
matematicamente
verso la trascendenza



2009, Odissea nel ciberspazio



il programma è un’avventura
nel cuore dei boschi
dove un cuculo
scandisce il tempo
come un vecchio orologio
poi un labirinto
di messaggi odorosi
sveglia grilli e cicale
e in ogni radura
precipita il cielo
in un cosmo di lucciole
mentre la mano guantata
segna il tempo e i sentieri
tra cespugli e alberi
anfratti e fiumi
dove le lontre
agguantano i pesci
con evoluzioni leggiadre
e andando tra le figure
astratte dei licheni
i graffiti dell’erosione
su pareti rocciose
incontro un branco di lupi
che non mi vede
e scopro con mistica
meraviglia
gli antichi rituali
di caccia e negli occhi
la profondità
di milioni di anni
infine tolgo il casco
immersivo
e spengo il computer
mentre continuano a cacciare
nel chiuso universo
dei loro boschi di silicio
i lupi virtuali



Footing



è un mondo perduto
che mi viene incontro
tra l’avena selvatica
e il trifoglio incarnato
dove affiora il relitto
di un erpice a dischi
il filo di una vanga
avvolto nella ruggine
e così correndo
viaggio nel tempo
prima di calpestare
la cenere mistica
dei papaveri
tra siringhe che brillano
in un angolo buio
come costellazioni dimenticate
aghi che si incrociano
come spade
e poi lattine di coca
elastici barattoli cicche
plastica carte stracciate
allora mi fermo
e tra le rovine
della memoria e del futuro
mi siedo sopra un vecchio
albero abbattuto
e ascolto la città
che si accende nella sera
come il rombo lontano
di una battaglia perduta



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ultimo aggiornamento: mercoledì 6 febbraio 2002 13.34.17
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