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ESTRATTO


Cyrille Bret, performer d’eccezione

Ilaria Vitali

Bollettario n°40


Nato nel 1977, Cyrille Bret è entrato a far parte di BoXoN nel 1998.
È soprattutto un performer, che ha sviluppato un particolare modo di fare poesia, in cui l’atto di creazione del testo risulta inscindibile dalla sua rappresentazione pubblica e dal contesto di interpretazione. Ecco perché le poesie di Bret si completano spesso con notazioni che vogliono dettare le linee guida per la lettura pubblica, si pensi per esempio a Canevas de performance pour un poëme pathétique.
I Courts poëmes d’action (siglati come C.p.A e numerati dall’autore), nascono dalla sovrapposizione di scrittura sonora e altre azioni associate alla partitura, sviluppati in una serie di corti “canovacci”. Il procedimento utilizzato da Bret è paradossalmente inverso a quello che pone le basi della poesia azione. Il “canovaccio” non è più punto di partenza di una lettura che si stacca dalla pagina per attualizzarsi in una performance pubblica, ma è esattamente l’opposto: una contro-performance, che sviluppa il suo significato a ritroso e per di più, in una forma “narrativa” e non puramente “poetica”.
A livello contenutistico, ciò che emerge in modo forte è soprattutto il senso di rifiuto, la difficoltà a rapportarsi con gli altri e la non-accettazione di un modello che l’autore non sembra riconoscere in quanto tale e che determina una sorta di sconfitta, di déception, che collocano il narratore-protagonista in una posizione “altra”, esterna, che esorbita dal sistema di valori universalmente riconosciuto. Nei primi due, il protagonista, io-narrante, finisce inevitabilmente per essere sbattuto “dehors”. Fuori. Il rapporto con il potere è tema centrale nella produzione di Bret, nel tentativo di criticare tutto ciò che è sistematizzato e, soprattutto, sacralizzato.
Il C.p.A. N°3 ci mostra in modo molto forte la volontà di non-conformarsi, di scollarsi dalle regole e dalle consuetudini, da ciò che è considerato standard: indossare i vestiti a rovescio indica non solo un gesto anticonformista, ma la volontà di un rovesciamento più ampio dei valori imposti, delle norme abitualmente riconosciute, volontà di penetrare le cose e leggerle dal di dentro, indagarne i lati più nascosti, da rovescio. È fondamentale, nella riuscita del poema, la nonchalance con cui il narratore-protagonista toglie gli abiti, li rovescia, li ri-indossa, facendolo in un momento qualsiasi, in un luogo qualsiasi, come se si trattasse di un gesto naturale, normale, che nulla ha a che vedere con la ribellione. È proprio in questa normalità e noncuranza apparenti che si trova tuttavia l’atto rivoluzionario, atto intimo e collettivo allo stesso tempo, riconducibile ancora una volta al tema del potere e alle regole che governano il sistema. Come Bret stesso ha affermato, non ha nessuna intenzione d’indossare la divisa del boy-scout…
Il “crepuscoliano” Tautologie (Tautologia) si compone, tautologicamente, di un’unica parola: “poëme”, scritto con una “m” ripetuta, che sembra protrarne a lungo il suono. È interessante notare come il paratesto di questo poema sia più lungo del testo stesso, e a tratti, più interessante: un asterisco piazzato alla fine della parola “poëme”, rimanda infatti ad una nota dell’autore, dove si legge *La poésie en ressort. Il paratesto inglobato nel testo stesso, operazione peraltro già utilizzata in testi di prosa da Nabokov in The Real Life of Sebastian Knight o da Hubert Aquin in Trou de mémoire, è non solo elemento di stacco e rottura con la rappresentazione classica del testo, ma anche volontà di definizione ad un livello superiore.
Il termine “ressort” possiede infatti un doppio senso cruciale che si perde nella traduzione italiana. La doppia interpretazione che Bret, senza rompere in alcun modo la struttura formale della tautologia, fa nascere, determina un senso “altro”, che sfugge paradossalmente alla fissità dell’enunciato “programmatico”. La “fuga” semantica è dovuta al fatto che “ressort” è un oggetto (la molla), ma è anche voce del verbo ressortir (“emergere”) coniugato alla terza persona singolare: “la poesia a molla”; “la poesia emerge”. Ecco che il doppio significato apre paradossalmente la tautologia a circuiti di senso nuovi invece di richiuderla su se stessa. Come lo stesso autore avverte, "tautologie" è un omaggio a Julien Blaine, avvezzo a questo genere di poesia nelle sue composizioni metafisiche.
Interessante infine la scelta, da parte di Bret, di scrivere “poème” secondo l’antica grafia francese, con la dieresi: poëme. Ancora una volta, l’attenzione linguistica e stilistica unita alla volontà di rielaborare la “materialità” della lingua, rimane nucleo centrale e inevitabile della creazione poetica dell’autore.



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ultimo aggiornamento: lunedì 1 marzo 2004 17.30.54
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