Il divano cremisi, unica macchia
(così basso ed esiguo) nello scialbo
smorire nella nebbia fanali,
oltre i vetri che non specchiano altro
che fantasmi di tazze inferme e due
bicchieri quasi vuoti, se pur erano
di vino o di caffé, ove avrei potuto
interpretare i fondi scuri quale
vita ancora o quale ora o quale fiorito albero:
l'unica vera mia luce era il candore
del corpo nudo, mollemente steso,
il volto appena sollevato in alto,
dubbioso come per interrogarsi
quale mistero intatto sia la forma
che fissa la figura, quadro esterno
della bellezza, carne vera e pura
creazione del pittore divino.