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versione telematica di ''Bollettario'' quadrimestrale di scrittura e critica. Edoardo Sanguineti - Nadia Cavalera
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ESTRATTO

Nella casa del boia

Alberto Masala

Bollettario n°40




pagine sotto il vento…
e…
com'è leggero il vento
mentre disperde voci
strappate dai giornali
che trasportano morti inascoltati
grida d'inchiostro
inerme
come bambini



Nessun uccello mai potrà sorvolare un'esplosione
Nessun albero mai potrà essere piantato su una bomba
Nessun'idea mai potrà vivere su dei cadaveri
Nessuna malta mai potrà essere impastata col sangue
Nessun figlio mai potrà nascere da un morto
Nessuna cultura mai potrà impugnare un'arma
Nessuna parola mai potrà essere ascoltata da un assassino
Nessun padrone mai potrà essere trascurato da un poliziotto
Nessuna libertà mai potrà essere raccontata da un militare
Nessuna pace mai potrà essere cantata in una caserma
Nessun poema mai potrà cantare uno Stato
Nessuna parola d'amore mai potrà essere pronunciata in nome di un dio assoluto


Nessun uccello mai
potrà sorvolare un'esplosione

il silenzio che precede l'esplosione
non è lo stesso dopo

una falce affilata
un lampo
qualcosa di agghiacciante

acqua che scorre silenziosa e fredda
per trascinare i nomi
di quei morti qualunque
neanche traghettati
perché anche Caronte è occidentale
e trasporta soltanto
i morti della NATO

il dopo è una finestra spalancata
di nuovo sul silenzio

e se non resta altro
vi venderete anche quel silenzio

e forse ci scappa un buon affare



Nessun albero mai
potrà essere piantato su una bomba

dicono che gli sposi
chiedessero dall'alto
una benedizione

dal cielo li ha sentiti
solo il volo solenne dei B52
che venivano a bere
attirati dal sangue

e in basso bombe
con leggerezza angelica
scese al di qua della democrazia

la negazione del domani
squarciato anche nell'ombra
che l'albero afghano
getta sul matrimonio
del contadino
che finalmente ha imparato la lezione:

non pianterà più alberi



Nessun'idea mai
potrà vivere su dei cadaveri

così
come forma esemplare di un'idea
dall'altra parte restano
fantasmi di domande
e morti senza tombe

e resta solo ciò che non fiorisce
e sotto solo sabbia

e ancora
bisogna risalire la paura



Nessuna malta mai
potrà essere impastata col sangue

il vostro maledetto
oleodotto di morte
i pozzi
che sgorgheranno morti
impastati al petrolio

ecco le condizioni
per difendere la normalità
dello schema fissato
che stringe circostanze
di una rotta qualunque
purché prudente
o al più… una pallida tensione

pozzo d'angoscia
che il suo senso di colpa
vomita insieme
all'eccesso di cibo



Nessun figlio mai
potrà nascere da un morto

corpi inattivi larve
obese e pigre
apparenze di vita
inceppate in un noioso labirinto
di agiati e fastidiosi contrattempi

quanto fastidio…

il fastidio purtroppo sempre vive
dove il diverso partorisce il suo diverso
ma insiste e batte e batte
insonne con accuse
d'indomabile ansia d'impotenza



Nessuna cultura mai
potrà impugnare un'arma

sempre la cerimonia si ripete
e ogni volta si misura la sciagura

e cresce l'offesa della storia
che mastica solo le apparenze
ingoiandone la normalità
mentre la storia non è la nostra storia

vai nelle strade
guarda
è la nostra giustizia

ora la pace è stabile
e voi siete al riparo
nella periferia fra bene e male
ascoltando la guerra
e guardando la morte

intanto andate nella vita
comunque per vedere gli sconfitti

i vostri giorni sono tutti uguali



Nessuna parola mai
potrà essere ascoltata da un assassino

ma il nostro canto vive

e ogni giorno dispone gli orizzonti
e le stelle nel cielo

e per non far tacere la parola
affronta il desiderio irresistibile
che ci rimane accanto
perfino nell'assenza
colorando l'errore
perché bellezza e amore
esistono

e dell'amore esiste
la bellezza e l'errore

e dell'errore amiamo la bellezza



Nessun padrone mai
potrà essere trascurato da un poliziotto

mentono come automi
perché gli hanno detto di mentire
perché è così
mentendo
che ci si riconosce e si marcia compatti
in posa da combattimento

ormai ci stiamo abituando

frenetica orchestra di parole
infamità
sirene

se si mostrano vittime
lo spettacolo ha sicuro successo



Nessuna libertà mai
potrà essere raccontata da un militare

uno schermo ci indica i confini della felicità automatica
che vende consenso a caro prezzo
e garantisce prolifica ignoranza

nel messaggio c'è sangue
e sempre nuovi nomi
della disperazione

il nulla che ci rimbomba nelle orecchie
contende le vittime alla morte
per una esibizione
sempre più sorprendente

questo teatro
vuole più spettatori
e saranno più ricchi
e per saziarsi uccideranno ancora



Nessuna pace mai
potrà essere cantata in una caserma

schierano i carri armati e sentinelle
a sorvegliare le utopie
che ci hanno sostenuto

cento soldati eretti
ne bloccano l'accesso
in attesa del colpo
da sferrare sui sogni e le passioni
rosse di verità

sono giovani denti le speranze

le sagome su cui prendere la mira



Nessun poema mai
potrà cantare uno Stato

attento
all'ispirato dalle muse

qui non importa avere belle ispirazioni
non si vede poesia né luminosità
qui niente
nessun ritmo che possa mantenere
la dignità di queste urla accese

etimi che mi sostengono la testa
quando è impossibile essere parole

io non ti chiedo scusa
se qui sputo poesia
assordante di fame e d'angoscia



Nessuna parola d'amore mai
potrà essere pronunciata in nome di un dio assoluto

l'amore è un dio pelleossuto
abbandonato
deformato di guerre
che ormai scava nell'ansia
tra macerie di dubbi
per sottrarre all'inferno un'illusione

da tempo
aspettavamo la rivelazione
la verità che riceviamo dagli schermi

ora i liberatori
ci porteranno un dio
con la realtà già programmata

è certamente cosa buona e giusta:

non abbiamo mai visto verità
senza un intermediario



Cosa dirò ai bambini dell'embargo? Che cosa canterò se urteranno i proiettili?
O cosa fra vent'anni, quando i sopravvissuti incontreranno ancora quelle stesse bombe (vent'anni prima, per fortuna, inesplose)?
Potremmo dirgli che le ha mandate un dio.
E raccontare di mitici scontri fra gli dei.
Il più potente aveva molti servi.
E molte armi.
E le diede anche agli altri per poterci giocare.
Poi le voleva indietro, ma questi non volevano ridarle.
E mandò gli angeli.

Cloni di rambo, fatti di CocaCola, che indossarono lentamente i cromosomi
per scendere in battaglia
e uccidere da eroi

ma queste
non sono cose che riguardano gli dei

Quale epopea!


A te, presidente petroliere
A voi, capi di stato-cani, che mangiate nel secchio dei maiali
A bois, canes de istelzu, che concludete i vostri sporchi affari
a voi grazie
io vi ringrazio per la libertà
che ci avete portato

e tu, America
sappi che un giorno ad uno ad uno
ti si presenteranno i testimoni
dal Vietnam, dal Cile, dal Kosovo e Kabul, Chiapas, Bhopal, Panama, Haiti e Nicaragua, da tutto il Centro-America, da Brasile e Argentina, dall'Africa dei tuoi schiavi neri e dagli uomini rossi delle tue pianure, dagli homeless e dall'Iraq
un giorno
ad uno ad uno

God damn' you America
la tua storia è di sangue
e chiama sangue
preparando certezze di dolore


Alberto Masala, La Torretta, 5 ottobre 2002 *




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ultimo aggiornamento: venerdì 4 aprile 2003 19.21.02
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