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ESTRATTO


Da un punto all’altro per monti e valli

Anabelle Hulaut

Bollettario n°40
traduzione a cura di Barbara Ordonselli


Il tragitto m’interpella c’è qualcosa d’assurdo che fa certamente considerare la questione ancor di più. Se parto da un punto "fisicogeografico" ben determinato in funzione dei miei affetti delle mie abitudini della mia conoscenza non sono sicuro di essere esattamente dove penso di essere posso anche fare il giro del punto pensando al vento alla pioggia all’ora ma questo non cambia nulla se penso troppo la mia testa si perde e il mio corpo sballotta . Preferisco il punto rotondo che s’illumina al punto che si spegne si tratta di trattenere il respiro in bocca per non svenire proprio al al confine dello stato di veglia come un animale aguzzo i miei istinti. Se penso al freddo posso effettivamente aver freddo ma se ho avuto caldo l’istante prima posso riattivare questo calore accumulato dolcemente leggermente senza fiatone. Posso ugualmente correre molto velocemente fino al soffio che si taglia nel respiro un vortice né caldo né freddo zampilla come una fontana. Se proseguo il mio cammino in avanti posso effettivamente guardare indietro ruotando un piede sull’altro per mantenere l’equilibrio simile alla banderuola al vento col naso per aria inspirando leggermente i miei piedi tentano il davanti-dietro anche la mappa si traccia dolcemente. Posso pensare agli indizi come a note direzionali ritrovo indefinitamente i miei affetti che mi avrebbero fatto girare a sinistra poi a destra aggirando lo stop e salendo a destra perché ci sono delle scale e perché preferisco la salita che dura alla discesa che sfugge...




Sulla pianta della città M non cerco
trovo



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ultimo aggiornamento: sabato 8 novembre 2003 16.27.38
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