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versione telematica di ''Bollettario'' quadrimestrale di scrittura e critica. Edoardo Sanguineti - Nadia Cavalera
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ESTRATTO

Introduzione

Mirella Galletti

Bollettario n°30/33


Nelle lunghe notti d'inverno le famiglie dei pastori e dei contadini curdi si incontrano nelle case e si raccontano fiabe, facezie, leggende, che svolgono una funzione pedagogica rilevante. E' un'occasione per i bambini di venire a conoscenza della storia della propria famiglia, della tribù, del popolo curdo. I fatti assumono aspetti leggendari e meravigliosi, dove le azioni dei combattenti che difendono il proprio popolo dalle invasioni straniere sono cantate, raccontate e ballate. Questa cultura orale resta l'ultimo rifugio per non dimenticare le sofferenze del popolo curdo. I racconti, le favole, i proverbi tramandano il codice morale e gli ammaestramenti, contribuiscono a delinearne la franchezza e l'umorismo, senza avvalorare una sterile intransigenza. Emerge il profondo equilibrio di un popolo radicato sul proprio territorio e attento alla realtà circostante: coraggio, ipocrisia, amore, lassismo, egoismo, fierezza sono di volta in volta messi in gioco o trascurati a seconda che il narratore valorizzi o rigetti questi sentimenti in funzione della sua identità . In questa raccolta abbiamo voluto privilegiare la letteratura orale trasmessa dai curdi nella propria lingua. I testi originali sono stati pubblicati in Iran e Iraq nella lingua curda sorânî. Abbiamo privilegiato un rapporto diretto tra la letteratura curda ed il lettore italiano, evitando così l'utilizzo di lingue e letterature dei popoli limitrofi, che avrebbero stemperato e attenuato le forti tinte curde. Ci sembra giusto che i curdi si esprimano nella lingua curda. Tante favole e leggende considerate persiane, turche, arabe, appartengono in realtà al folclore curdo.
Le favole vedono protagonisti gli animali che danno agli uomini lezioni salutari.
Alcune favole si trovano già in Esopo ("La volpe e il corvo") e nella dossografia dell'antica Grecia, ma vengono qui riportate perché nel passaggio al Vicino Oriente hanno acquisito nuovi elementi di riflessione e saggezza popolare.
Alcune favole possono essere considerate troppo violente per essere proposte ai bambini piccoli, poiché trasmettono come valori non negativi la ritorsione, occhio per occhio dente per dente. Ma sono espressione di un modello di vita spartano, in continua lotta per la sopravvivenza in un ambiente ostile per le intemperie e l'oppressione politica. Una popolazione ormai quasi completamente sedentarizzata ma che ancora contava un terzo di nomadi alla metà del XIX secolo . Spesso manca il lieto fine. Sono così riprodotte le amare vicende di un popolo che non gode di alcun diritto sulla propria terra, dove la lingua curda non è tollerata, dove la popolazione è vittima di durissime repressioni. Una canzone esprime il senso d'isolamento e le vessazioni a cui è sottoposto questo popolo: "Tutto ciò che è luce e colore appartiene alla gente di città. Tutto ciò che è nero spetta ai curdi" . Espressione di questa sofferenza il proverbio curdo "L'agnello è nato per essere massacrato" e la presenza nel sorânî di almeno otto vocaboli per indicare l'esodo.

Un popolo diviso tra cinque Stati, tre alfabeti, un idioma articolato in due principali gruppi linguistici ed una miriade di dialetti, una ricca letteratura negletta se non negata. E' un primato negativo che ostacola l'elaborazione di una lingua comune per venticinque milioni di curdi, che sono di origine indoeuropea. La divisione del Kurdistan ottomano (tra Turchia, Iraq, Siria) sancita nel trattato di Losanna del 1923, la presenza di una vasta regione curda in Iran e di una comunità curda nell'ex-Unione Sovietica (concentrata in Armenia e in Azebaigian) hanno frammentato lo sviluppo linguistico e culturale.
I due principali dialetti curdi, kurmângî (diffuso in Turchia, Siria, Unione Sovietica, parte di Iran e Iraq) e sorânî (diffuso in Iran e Iraq) furono scritti con l'alfabeto arabo fino agli anni '20. Poi in Turchia ed in Siria gli intellettuali curdi adottano i caratteri latini per il kurmângî . In Iran ed in Iraq si continua ad usare l'alfabeto arabo per il sorânî . In Unione Sovietica dal 1939 viene imposto l'uso dell'alfabeto cirillico. La compresenza di tre alfabeti complica ulteriormente la situazione linguistica, per cui è profondamente sentita la necessità di una lingua scritta e di un alfabeto comune a tutti i curdi . Il curdo appartiene al gruppo nord-occidentale delle lingue iraniche . Considerato un dialetto spurio del persiano, solo da due secoli ne viene riconosciuta la specificità, grazie anche all'opera di un domenicano italiano, Maurizio Garzoni, che nel 1787 pubblica a Roma, primo in occidente, una Grammatica e vocabolario della lingua kurda . La lingua curda comprende dialetti le cui differenze sono generalmente proporzionali alla distanza geografica che li separa. Non ha mai avuto la possibilità di unificarsi. Il predominio di un dialetto è strettamente collegato all'espansione politica, economica e culturale dell'area in cui è diffuso quell'idioma. In questo secolo Sulaimâniya ha assunto il ruolo di guida del nazionalismo curdo. I maggiori letterati, studiosi ed esponenti politici curdi iracheni provengono da quest'area, ragione per la quale sotto il profilo culturale il dialetto di Sulaimâniya ha assunto una funzione egemone, con lo sviluppo di una solida intelligentija che rappresenta un polo di riferimento per il Kurdistan meridionale. La letteratura curda è una ramificazione delle letterature islamiche. E' caratterizzata dall'influenza delle culture limitrofe -araba, persiana, turca-; l'ispirazione attinge copiosamente alla letteratura orale e presenta una ricchezza e problematiche insospettate: fierezza e amore per la libertà sono i temi dominanti. Tracciandone la storia emerge un affresco del ruolo e delle condizioni della letteratura in una nazione oppressa.
Nel XX secolo il movimento culturale curdo, che ha stretti legami con il movimento nazionale, ha concentrato i propri sforzi alla riscoperta e valorizzazione del proprio patrimonio letterario. La produzione è cospicua, soprattutto se si include la letteratura popolare tramandata oralmente dal popolo analfabeta, che ha inteso così esprimere l'esigenza di conservare le proprie tradizioni e cultura. Consiste soprattutto in canti d'amore e di guerra, proverbi, leggende e racconti. La produzione è così abbondante che si può parlare di ipertrofia del folclore, secondo l'espressione di O. Viltchevsky. Le antiche tradizioni sono radicate soprattutto nelle aree rurali, lontane dal sistema educativo e dalla repressione statuale. I villaggi curdi, disseminati sulle montagne difficilmente accessibili, hanno pochi contatti con il mondo esterno e riescono così a conservare il proprio patrimonio linguistico e culturale.
Questa ricchezza deriva dall'isolamento geografico e dalla struttura tribale, per cui ogni regione ed ogni tribù costituiscono una fonte del folclore e conservano un proprio patrimonio di canti d'amore e di guerra, racconti, leggende, proverbi. I canti epici narrano le lotte sostenute contro arabi, mongoli, crociati, persiani e turchi, e spesso esemplificano la tendenza curda a rielaborare il materiale narrativo dei popoli vicini. Alcuni testi sono relativamente antichi e risalgono al XV e XVI secolo. I canti e i proverbi scandiscono tutta la vita dei curdi, accompagnandoli nel corso delle attività quotidiane, in occasione di gioie e dolori. I principati furono i luoghi privilegiati della cultura curda dal XV al XVIII secolo, quando il rigoglio feudale coincide con l'emergere di poeti curdi. Ci sono numerosi esempi di principi curdi mecenati delle arti e delle lettere. Si deve però sottolineare che l'intelligentija curda ha avuto come riferimento culturale Istanbul, Tehran e Baghdad, acquisendo così una cultura estranea al proprio contesto socio-culturale. Talora la lingua curda viene negletta a favore del turco, del persiano e dell'arabo. Nella storia recente affermare l'originalità della lingua curda non è solo un fatto linguistico ristretto a pochi specialisti ma assume il carattere di un riconoscimento politico, poiché la lingua ha costituito l'elemento principale che ha mantenuto la coesione e la conservazione dello spirito nazionale. Per questo i poteri centrali hanno puntato all'alienazione culturale, cercando di impedire lo sviluppo e la diffusione della lingua e della cultura curde. Perseguendo tale fine, il movimento nazionale curdo ha sempre cercato di manifestarsi sotto una duplice forma culturale e politica, esigendo l'apertura di scuole elementari e secondarie con l'insegnamento della lingua curda, la creazione di università, trasmissioni radio, giornali e pubblicazioni in lingua curda. D'altra parte gli intellettuali curdi hanno saputo sovente congiungere all'impegno politico le attività letterarie, pubblicando grammatiche, vocabolari, poesie. Negli anni '2O il centro intellettuale si sposta da Istanbul a Baghdad. L'Iraq sotto mandato britannico riconosce un minimo di diritti culturali ai curdi, perciò si ha una fioritura culturale e letteraria. Negli anni '70 vengono inaugurate l'Università curda di Sulaimâniya (trasferita a Erbîl nel 1982) e l'Accademia scientifica curda a Baghdad. La produzione letteraria si sviluppa in modo impressionante: ricerche sulla letteratura orale, raccolta di testi folcloristici, traduzioni, saggi, edizioni e ristampe di opere antiche e moderne.
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ultimo aggiornamento: domenica 11 febbraio 2001 15.31.58
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