Bollettario Bollettario Network 
Bollettario.it - versione telematica del quadrimestrale di scrittura e critica diretto da Edoardo Sanguineti e Nadia Cavalera
  Ricerca Avanzata
  Aggiornamenti
  Primo piano
home / estratti / cavalera 19/20

ESTRATTO


È necessario un chiaro progetto alternativo

di Nadia Cavalera

Bollettario n°19/20

Sono fondamentalmente d'accordo con quanto si sostiene nella introduzione di Mastropasqua e Muzzioli, e sono soprattutto contenta che la stessa principi con lo sfatare il pregiudizio incallito che 1'avanguardia sia uguale a incomprensibilità, in quanto è il pregiudizio più diffuso, il più liquidatorio. E il marchio infamante che perseguita l' avanguardia da troppo tempo e che fa subito allontanare, subito scoraggia chi solo osi avvicinarsi alla problematica, perché evoca realtà fittizie, paraventi oscuri, marchingegni tecnici plurielaborati, sofisticati, vuote officine impraticabili, comunque pericolose per il sano (stando ai canoni correnti) equilibrio personale.
E il pregitidizio più semplice e che per questo viene replicato facilmente, ma... il successo di questa etichetta pubblicitania negativa sta, stranamente (non poi tanto) anche nel fatto che essa è vera.
Rilanciamo noi dunque l'idea. Ma con una accezione diversa. Ebbene sì, I'avanguardia è incomprensibile. scriviamolo pure sugli striscioni, tappezziamo di volantini le strade, facciamolo gridare agli strilloni ad ogni angolo di città. L'avanguardia è incomprensibile. Ma non nel senso di illegibile, ma in quanto non può essere compresa nel progetto economico esistenziale di chi stabilisce le regole del nostro vivere, che se ne abbia coscienza o no. In quanto non nientra nel progetto della classe (non ci si vergoni a dirlo perché falsamente si vuole credere il termine obsoleto, sorpassato, esaurito), ebbene... della classe dominante.
L'avanguardia è lo scarto alla norma imposta, alla norma vigente. L'avanguardia è incomprensibile perché è splendidamente anormale. Non dimentichiamo infatti che ogni classe (c Sanguineti insegna) organizza le proprie strutture estetiche e culturali cercando in tutti i modi di imporle, e che nel suo orizzonte culturale fa rientrare solo ciò che corrisponde alla propria idea di cultura che si estrinseca poi in un suo linguaggio precipuo, particolare.
Dunque stante questa premessa, l'avanguardia non può essere compresa, accettata, perché portatrice per sua natura di un progetto culturale diverso, opposto, antagonista.
Ebbene è su questo progetto che l'avanguardia oggi deve concentrare i suoi sforzi è sulle linee programmatiche di questo progetto che deve confrontarsi, per addivenire ad una definizione inequivocabile dello stesso.
Cosa vogliamo? dobbiamo innanzitutto chiederci. 0 forse c meglio: cosa non vogliamo e rifiutiamo fortemente della situazione attuale, così che per scarto e contrasto emerga quanto cerchiamo? Ed ecco qui che rispunta l'inevitabile importanza dell'azione critica, sui testi, anche, certo, ma solo e soltanto perché prove materiali di un progetto culturale che non si apprezza. 0, in altra circostanza, viceversa.
La mia proposta?
Stiliamo dei punti precisi, imprescindibili di ciò che oggi deve essere un movimento. Stiliamo un programma al quale attenerci rigorosamente, non, si badi bene, rigidamente. Ovviamente i punti devono servire per favorire l'adesione dei più al progetto, non certo per imporre delle poetiche: qui la libertà deve essere massima. Il movimento, fatto salvo quanto prima, può e deve avere le più varie diversificazioni espressive. Interessantissimo sarà valutare poi quali risulteranno le più valide.
Circa la necessità per me di un movimento, di contro al gruppo, all'iniziale spazio aperto di discussione, proposto nella stessa relazione introduttiva, è perché di discussioni siamo saturi. Abbiamo bisogno invece di tirare le somme, facendo tesoro anche dell'eredità passata. Abbiamo bisogno di agire.
Il gruppo per me andava bene nel 1989, quando alla riunione di Milano si costituì il fantomatico Gruppo 93, della cui nascita peraltro ho redatto, su Bollettario 4 bis, una cronaca cosi fedele, com'è mio costume, da sembrare un verbale. Un gruppo nel quale io ho creduto inizialmente perché andava al di là delle gabbie anagrafiche, perché voleva contare sull'apporto di tutti i simpatizzanti, ma che poi si è esaurito ben presto senza esiti significativi.
Subito divenne generazionale e i suoi componenti cominciarono a vagolare nel mare magnum di un "acquario" (come da qualche attento critico era stato chiamato il Postmoderno), con in mano il retino, però critico, (bontà loro), vispi e pronti a cogliere brandelli balbuzie frammenti dialettali situazioni antropologiche relitti letterari cerimonialità essiccate proprie del passato persistente nell'eterno presente, a caccia insomma delle voci del rimosso individuale e del represso storico che volevano emergere alla significazione e che sempre al vigile trepido occhio del critico facevano intravedere la possibile agognata allegoria del diverso.
Questi, sempre per me, gli elementi essenziali del gruppo 93, che appena raggiunta una pur minima notorietà, si è precipitato per bocca del suo più reclamizzato rappresentante. a sciogliersi, con la congrua quanto densa di significato motivazione "che così era stato stabilito", in qualche trattoria, in quel di Milano, mentre zoppicava l'anno 1989.
E si sono arroccati poi su un vuoto sperimentalismo, senza speranza di incidenza alcuna sul reale, diventando ciò che scongiuravano all'inizio di voler essere: raffinata ma innocua differenza nel coro sempre eguale delle differenze, propria del fluttuante assorbente omologante Postmoderno. Pur se in presunta lucida ma di certo patetica autocoscienza.
Ora, è proprio l'incidenza sul reale l'obiettivo che deve contare di più per l'avanguardia. Ma prima di parlare in modo diverso ricordiamoci che dobbiamo essere diversi.
Ecco: il vuoto nuovismo linguistico è un altro pericolo che va scongiurato così come va individuata e bandita la simulazione, di un linguaggio nuovo, oggi tanto diffusa e banale.
Cerchiamo l'uomo nuovo, è il mio invito. Coltiviamo la sua diversità: sarà conseguenza inevitabile la diversità del linguaggio.
Le Conseguenti soluzioni stilistiche, linguistiche potranno essere vagliate poi. Poi sarà nostra cura analizzare, discutere, vagliare le caratteristiche semantico formali, vederne le corrispondenze, le aporie, sperimentare modi che possano meglio estrinsecare il nostro pensiero, renderlo attivo. Tutto ciò, dopo.
Per ora queste problematiche non devono angustiare, stornare possibili adepti. Tanto più se si vuole finalmente un'avanguardia di massa, che non è avanguardismo di massa (scimmiottamento, per involontario assorbimento, di parole d'ordine avanguardistiche, di tecniche innovatrici, proprie oggi anche dell'ultimo del comici di cabaret), ma vasta cosciente adesione ad un programma di rinnovamento che si concretizzi, infine, che non sia più il coitus interruptus di altre esperienze.
Oggi l'avanguardia deve andare al di la di se stessa, al di la di come è stata finora intesa, ma non nel senso prospettato di recente da Sanguineti, quale ipotesi di una società che non abbia più bisogno dell'avanguardia: è troppo utopico irrealizzabile, scoraggia 1'azione. L'avanguardia, anticonformista zoccolo duro della inderogabile necessità di cambiamento, esisterà ancora a lungo, quale polimorfico indomito contraltare del mutante capitalismo. E meglio quindi configurarla piuttosto come un mare alternativo che ha le sue increspature, le sue ondate, le sue bonacce, i suoi cavalloni più o meno evidenti: io mi auguro una rovinosa costante tempesta!.
Ma l'avanguardia deve andare al di là nel senso che deve andare oltre le sue stereotipate concezioni e configurarsi oggi come emarginazione, dar voce alla stessa. Deve, per me, coltivare i nuclei sempre maggiori di disagio, gli anelli deboli del sistema, cercare le nuove conflittualità soffocate, aiutarle ad emergere, chiarirle. Deve collegare poi i vari focolai dell'insofferenza tra di loro per rafforzarli, farne infine una fitta rete di incendi. Che soli possono distruggere un tessuto di relazioni contestate, e con le cui sole ceneri si potrà fertilizzare, l'innesco del ribaltamento. Tutto questo sfruttando al massimo e al meglio l'arma delle parole che possono, possono tanto: io vi ripongo una fiducia incondizionata. Si tratta solo di affinarle nella maniera più idonea, che spesso significa più deleteria possibile, e farle arrivare, nella massima diffusione, con 1'indispensabile appoggio di chi ha già attraversato similari esperienze, al bersaglio. Ma qui tocchiamo altri dolenti punti, sui quali nel caso tornerò poi.


A seguito del convegno ho invitato scrittori e artisti a pronunciarsi sulla tematica dell'uomo nuovo e a delineare i punti significativi di un progetto culturale alternativo. AI prossimo numero le risposte ricevute. Intanto invito caldamente chi non l'avesse già fatto ad intervenire. Grazie. (N.C.)




:back_  :top_
ultimo aggiornamento: giovedì 3 marzo 2005 12.32.03
powered by: Web-o-Lab
Bollettario.it