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versione telematica di ''Bollettario'' quadrimestrale di scrittura e critica. Edoardo Sanguineti - Nadia Cavalera
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ESTRATTO

Vincere e Vinceremo

Enrico Baj

Bollettario n°30/33


Nel "Filebo" Patone mette in bocca a Socrate la seguente meravigliosa affermazione: "Non siamo specialmente amati della vittoria".
Platone, si sa, avrebbe amato un governo fatto da filosofo. La gente, si sa, replica a questa ipotesi sostenendo che i filosofi sono astratti, non capiscono nulla della vita pratica, nè della politica. E così, il ;popolo democratico vota per quei bei governi che abbiamo, fatti di venditori di camicie, di attori falliti, di salumieri, di intriganti, di corrotti e di cinici i quali, con o senza baffetti, pensano che il potere logora chi non ce l'ha. E che l'unico modo di far politica attraveso bizantinismi e logorree.

Questo è il "sano cinismo" che andava predicando anche Bonito Oliva, insinuandosi tra le file del senzazionalismo artistico all'amerikana. Questo è il network, il rock, il cyber, lo sta-system, l'usa-e-getta, il cult (ma, per favore, quale culto?), il video, la performance, l'installacion, l'American System for ever for everybody.
Vi piacciono i megaconcerti rock, i loro cantanti-predicatori, la società di spettacolo continuo, la notte americana, il mito dell'immagine, la filosofia dello shopping permanente, l'Holliwood way of life? Vi piace il fondamentalismo U.S.A.?
E tutto questo non è forse strettamente congiunto con la guerra DAPPERtutto (come si scrive quest'anno alla Biennale; che poi, secondo Jarry, equivale a 'nulle part', cioè a 'nessun luogo'), ovvero la guerra fondatrice e madre di tutte le cose?

L'occidente e la sua leadership attuale non conoscono che la guerra, o meglio la pratica del continuo bombardamento aereo. Butta giù bombe e chi le piglia le piglia.
Con questa tecnica gli americani hanno avuto circa 800mila morti nell'ultimo conflitto mondiale di fronte a decine di milioni di morti russi, tedeschi, ebrei, italiani, inglesi, giapponesi; e poi in seguito coreani, vietnamiti, africani, irakeni, serbi. E chi saranno i prossimi?
Ero a Milano il 22 ottobre del 1942 quando avvenne il primo bombardamento alleato. Tutta la città bruciava. In seguito capii che quelle bombe colpivano non i fascisti i quali, prevedendole, si erano approntati dei rifugi antiaerei, ma proprio gli antifascisti, gli inermi, i degenti d'ospedale, gli internati di campi di concentramento e di carceri, insomma tutti quelli che, non potendo scappare, non possono mettersi al riparo. Gli americani, avendole colpite, hanno recentemente affermato che anche le carceri costituiscono obbiettivi militari.
A quei tempi noi credevamo che gli americani fossero i nostri salvatori, fossero dei fanciulloni un po' stupidotti ma pur sempre portatori dell'arte contemporanea e del concetto di modernità; credevamo che fossero gli unici di liberarci da quella bestia di Hitler, offrendoci nel contempo jeans, cocacola, sigarette e un valido baluardo contro quell'altra bestia di Stalin e quella sua concezione dello stato triste, burocratico e concentrazionario.
Discioltosi il blocco stalinista il quale, di fronte a un capitalismo privato fatto di consumismo, poponeva un capitalismo di stato (ma pur sempre di capitalismo si trattava) fatto di miseria e di sofferenze, noi abbiamo avuto un solo padrone. Questo padrone ha trovato negli oppositori politici locali di prima i servi più sciocchi e sottomessi.

Ora possiamo meglio affermare il senso di quella iniziale affermazione di Socrate nel Filebo: è inutile illudersi sulla bontà della vittoria, e quindi non ne siamo amanti. In guerra vince chi uccide e massacra di più.
È stupido crearsi l'illusione che "arrivano i nostri" cioè i buoni liberatori. Questa è un'illusione da Hollywood, cioè da film.
Il film è una proiezione distorta della realtà, dalla quale ci aveva già messo in guardia lo stesso Platone che il mito delle ombre proiettate nella caverna e percepite erroneamente dai prigionieri quale rappresentazione del vero.
I vincitori non sono i più buoni, sono quelli che buttano giù più bombe e che poi, con la loro propaganda e con la seduzione dello spettacolo musicale e filmico, si spacciano come i salvatori dell'umanità.

L'ultima guerra contro la Serbia è stata simile allo scontro tra l'elefante e una formica, tra un gigante (l'orrenda coalizione dei paesi più potenti e più violenti del mondo) e una mosca. Per uccidere la mosca (senza nemmeno riuscirci) il gigante a lanciato migliaia di missili (solo l'Italia ha usato 1100 missili), milioni di bombe, di pallottole, di mine, di granate e quant'altro.
Ma come si è potuto paragonare (anche a sinistra) una mosca e la cacca di quella mosca a un solo superbombardiere made in U.S.A.? Ci rendiamo conto che gli avversari ci avessero sparato contro un solo missile, questo avrebbe facilissimamente raggiunto Bari o Rimini o Riccione?
Come possiamo ancora mascherare i continui bombardamenti americani in tutto il mondo dietro continue ricostruzioni cinematografiche che del nazismo e dalla Soha?

Mi pare che artisti e intellettuali e poeti sino ad ora si sono dilettati di esercizi formali, estetici e sapienziali. Abbiamo messo nel computer tutto il citazionismo estenuante della nostra abilità linguistica. Ma il computer memorizza e risolve problemi: non ha capacità proposizionale e emozionale. E così ben poco gli intellettuali sono stati coinvolti dai fatti (anzi guardano con distacco) e da una realtà antropoligica sommamente distruttiva, ove al posto dell'uomo ci sta ormai il prodotto consumistico e bellico dell'uomo.
Ci siamo ben sfogati a firmare decine di manifesti, di protesta; abbiamo partecipato a inutili manifestazioni di piazza.
Ma contro la guerra non abbiamo nè cospirato, nè dipinto, nè scritto.
Non abbiamo avuto ispirazione.
Tutti questi orrori ci dicono ben poco: solo parole di convenienza, come ai funerali.

22 giugno 1999

P.S. Siamo nel 2000 e la farsa tragica continua. Gli americani e i loro servi hanno smesso di bombardare il Kossovo con le loro "bombe intelligenti" impiegate per una guerra umanitaria.
Ora sono i russi che bombardano la Cecenia e accusano quel popolo martoriato di voler fabbricare e usare armi chimiche, come già faceva quel cattivaccio di Saddam che i gas asfissianti se li faceva in casa nella propria vasca da bagno.
La conclusione che se ne trae è che i governi di una parte e dell'altra sono governi di delinquenti che uccidono a casaccio e che da sempre giustificano le loro azioni criminali con la necessità e bontà della guerra, vera "igiene del mondo", come la definì quel fascista di Marinetti.
È quindi tanto utopico immaginarsi l'eliminazione di siffatti governi a favore di comunità anarchiche?
Oppure l'utopia consiste nella supina accettazione di combriccole di delinquenti dediti a spremere, a drogare e a uccidere i cittadini?
L'utopia folle consiste nella affermazione che tutto ciò è indispensabile e che dobbiamo tenerci per forza i nostri governanti ladri e corrotti come l'ex cancelliere tedesco di tal o tal altro partito.
Se questa forma di permanente schifezza viene ritenuta indispensabile, allora teniamocela.…Tanto, dice un vecchio proverbio milanese, al mondo ci sono due coglioni: l'uomo e il tacchino.
Tra le varianti della funzione tacchinica vi è anche la cultura, la quale così ampiamente trae ispirazione da quei gallinacei.
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ultimo aggiornamento: domenica 11 febbraio 2001 14.50.06
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